lunedì 1 maggio 2017

Corso Online di Scrittura Giornalistica



Il corso ha un livello introduttivo ed è rivolto a chiunque abbia voglia di affacciarsi al mondo del giornalismo in modo pratico. Le nozioni teoriche saranno appena accennate e mantenute entro i limiti essenziali per lo svolgimento degli esercizi di scrittura. Alla fine del corso, se tutti gli esercizi saranno stati completati, verrà rilasciata una lettera di partecipazione.
Principali argomenti che saranno trattati: generi (corsivo, editoriale, servizio, recensione, cronaca), tecniche (intervista, controllo incrociato delle fonti, piramide invertita, completezza dell'informazione, acenni alla deontologia), editoria e industria (struttura e caratteristiche dei periodici, tipi diversi di pubblico, criteri di notiziabilità).
L'inizio del corso è previsto per metà giugno 2017.
https://goo.gl/forms/LGUvVMtE0msYwkGN2

venerdì 28 aprile 2017

World Press Freedom Index 2017: Italia al 52mo posto

Reporters Without Borders è un'organizzazione che monitora la libertà di stampa in tutto il mondo. L'Italia, quest'anno, benché sia risalita di ben venticinque posizioni, si attesta ancora a un livello non completamente libero (52 su 180). Il motivo principale sembra essere la costante minaccia della criminalità organizzata, capace di mettere il bavagli ai cronisti che scrivono e indagano di faccende scomode. A questo, si aggiungono le pesantissime pene (da sei a nove anni di reclusione) per il reato di diffamazione. Una simile pena non è certamente proporzionata al tipo di reato, e funge da deterrente efficace contro chi nottoriamente ha uno stipendio basso (il cronista) e non può permettersi bravi avvocati (ma forse nemmeno pessimi avvocati) quando viene citato in giudizio dagli squali della politica e del potere finanziario.
In questi giorni Enrico Mentana non ha perso l'occasione per ribadire che, a suo avviso, le minacce della criminalità organizzata non dovrebbero fare testo e non dovrebbero essere prese in considerazione per stilare questa classifica. A quanto pare, Mentana concepisce solo le minacce alla stampa eventualmente provenienti dal governo o dalla polizia, ma così rischia di banalizzare il senso della classifica e della metodologia utilizzata. Poter dire che "Renzi o Berlusconi è un incapace o un pericolo per il paese" non è sufficiente per stabilire la libertà di stampa in Italia: troppo sbrigativo e superficiale.

venerdì 27 dicembre 2013

Instant book: giornalismo e ebook in perfetta sintesi

L'idea può sembrare folle, ma dopotutto la fortuna aiuta gli audaci. Vediamo come giornalismo e ebook possano andare a braccetto e trovare una perfetta sintesi nella pubblicazione di un instant book.
Leggiamo prima la definizione e passiamo poi a due casi concreti e verosimili nei quali potreste imbattervi.
Instant Book: Libro che tratta temi di attualità, scritto e pubblicato in tempi molto brevi per giungere al lettore quando è ancora elevato l'interesse dei media sull'argomento. (fonte: http://www.piccoligiornalisti.it/glossario.htm)

Caso numero 1: giornalismo investigativo

Mettiamo che avete tra le mani una storia abbastanza scottante, piena di retroscena, collegamenti più o meno evidenti con altri casi poco chiari e individui abbastanza loschi, e poniamo anche che il ruolo del giornalista d'assalto che  investiga a tutto tondo vi prenda un po` la mano. Che fate?
Se si tratta di qualcosa di molto serio, chiamate al telefono la redazione e parlate con un caposervizio (non un qualunque dipendente che lavora in redazione) spiegando in 15 secondi di cosa vi state occupando. Niente dettagli, niente nomi: date solo qualche riferimento circostanziato per far capire che avete fatto le vostre ricerche e chiedete di essere ascoltati di persona. Magari viene fuori un reportage di giornalismo investigativo che riassume l'enorme lavoro di ricerca e analisi che avete condotto con solerzia, oppure non andate oltre questo colloquio telefonico e rimanete delusi perché la storia merita di essere racontata.

Caso numero 2: reportage di viaggio

Avete fatto un viaggio e avete raccolto tanto di quel materiale che non sapete neppure dove metterlo: appunti, foto, registrazioni di inteviste e note di colloqui con la gente incontrata per strada. Proponete un articolo, e magari riuscite a pubblicarlo, ma le limitazioni di spazio imposte dal caporedattore sono tiranne:  potete solo scrivere solo il 10-15% di quello che in realtà vorreste raccontare.

Instant book come nuovo medium?

Entrambii casi sono accomunati da una grande mole di materiale (prodotto o producibile) e da un'intensa attività di ricerca e analisi. Le pagine di un giornale possono andare troppo strette per certi approfondimenti.
Se siete pratici di videogiornalismo e documentari, se sapete utilizzare correttamente una telecamera ed eseguire il montaggio con programmi richiesti dagli standard professionali, se avete abbastanza "footage", allora potrete confezionare il vostro film e metterlo a disposizione su varie piattaforme multimediali.
Se siete (aspiranti) giornalisti della carta stampata, o semplicemente avete più dimestichezza con programmi di scrittura e videoimpaginazione, ecco allora che potrete sperimentare l'instant book.
L'instant book non è altro che un ebook, o libro elettronico, che può essere preparato, pubblicato e diffuso con pochi click. Esistono numerosi formati che possono essere letti su diversi schermi, da quello del computer al tablet, dallo smartphone all'e-reader dedicato.
I formati vanno dal classico Pdf (che purtroppo non si adatta bene alla grandezza dello schermo) al formato Epub e Mobi.



Esistono numerosi siti che mettono a disposizione gratuitamente il know-how per confezionare un ebook (e dunque vanno benissimo anche per il vostro instant book). Il migliore tra quelli che abbiamo testato è sicuramente backtypo.

venerdì 6 dicembre 2013

Come organizzare un articolo: il corredo fotografico

Se le ultime tendenze ci dicono che le troupe televisive sono sempre più frequentemente formate da una sola persona in grado di filmare, scrivere il pezzo, produrre l'audio e inserire perfino uno stand up (puntando la telecamera contro se stessi e parlando all'obiettivo mentre si tiene il microfono dando le spalle al luogo dove si svolgono i fatti riportati), allora e lecito assumere che il giornalista della carta stampata debba essere in grado di fornire del buon materiale fotografico.
I fotografi professionisti alzeranno il sopracciglio ma devono arrendersi all'evidenza dei fatti: persino una macchina fotografica di fascia media utilizzata in modalità automatica riesce oggi a offrire risultati che una dozzina d'anni fa potevano essere raggiunti solo da un professionista che avesse dimestichezza con esposimetri, bilanciamento del bianco, velocità dell'otturatore, diaframma e tempi di esposizione.

Saper usare una macchina fotografica digitale è importantissimo per qualunque giornalista, ma diventa un obbligo per un freelance. Scattare delle foto che accompagnino il proprio articolo ha innumerevoli vantaggi, tra cui:
  • maggiori probabilità di catturare l'interesse del caporedattore, che non dovrà commissionare una ricerca fotografica d'archivio né un costoso servizio fotografico ad hoc;
  • nessun problema di copyright, visto che l'autore del servizio è anche l'autore delle foto;
  • foto estremamente adatte alla storia raccontata, in quanto è la stessa persona a scegliere lo scatto e i dettagli da inquadrare in base ai contenuti del reportage.
Da dove cominciare, dunque?
Intanto è necessario acquistare una macchina fotografica reflex, il cui costo può essere benissimo al di sotto di 350 Euro. Per esempio una Nikon D3100 sarebbe una fantastica soluzione. Si tratta di un investimento, e non bisogna lasciarsi scoraggiare dai dubbi iniziali sulla presunta difficoltà di utilizzo per i più inesperti: basta voler imparare, i risultati arrivano in meno di una settimana di prove e sperimentazioni.
All'inizio la macchina si potrà utilizzare anche in modalità completamente automatica, come una normale compatta o come la fotocamera di uno smartphone, per poi passare a scatti più impegnativi.
Per quanto riguarda l'inquadratura, esistono alcuni siti che forniscono un'ottima base di partenza.
Infine, bisogna esercitarsi e far sì che testo e immagini si armonizzino il più possibile nelle nostre storie. Un valido esercizio è il seguente: fare cinque foto a caso in un ambiente omogeneo (una stanza, una strada, un supermercato) e scrivere una storia di 300 parole che sia da tali foto completamente e adeguatamente illustrata.

Vedi anche:
L'attacco o lead
Le didascalie
I box informativi

mercoledì 6 novembre 2013

Come organizzare un articolo: lo sviluppo

A volte capita di una storia vera ed esclamare: “Sembra un film! Sembra un romanzo! Sembra una telenovela!”
Il motivo di tanto stupore risiede nell'inaspettata somiglianza tra gli eventi accaduti nella realtà e i cliché narrativi che invece ci aspettiamo di incontrare quando sentiamo una storia inventata. Per esempio ci viene presentato il protagonista della storia che ha un problema o un desiderio, che fa dei sacrifici per dotarsi degli strumenti utili per risolvere il prolema o congiungersi con il suo oggetto del desiderio, che deve scontrarsi con antagonisti che lo ostacolano, che viene aiutato da amici alleati, e che infine viene messo alla prova. Se dimostra di essere all'altezza di ciò che voleva all'inizio, le sue doti vengono riconosciute e viene premiato con l'oggetto del desiderio o con la risoluzione del problema (finale positivo), altrimenti vive nella dannazione (finale drammatico, tragico).
Per interessare i lettori e farli appassionare a quello che scriviamo, una storia vera va raccontata con le stesse tecniche usate nella letteratura. Questo non significa inventare o usare la fantasia per rendere una storia più appetibile, bensì strutturare le informazioni di cui si dispone in modo intelligente e letterario.
Esistono degli studi di narratologia che analizzano la struttura di un racconto. Vladimir Propp, per esempio, ha paragonato centinaia di fiabe russe e ha trovato un denominatore comune costituito di elementi che si ripetono invariati in tutte le storie.
Di certo è impossibile riassumere la complessità di certe teorie nello spazio di un post, ma chi vuole può sempre farsi un'idea leggendo “Morfologia della fiaba ”.
Senza addentrarci nei dettagli, possiamo distinguere alcuni punti interessanti che dovremmo tenere in considerazione nello sviluppo di un articolo.

Definire il protagonista

Chi è al centro della nostra storia? Può trattarsi di una persona, di un'azienda, di un'istituzione. Se abbiamo più di un soggetto importante, il mio consiglio è quello di alternare i punti di vista.
Per esempio possiamo presentare la storia di una celebre università che festeggia i mille anni di fondazione e parallelamente raccontare la storia di un suo studente che è diventato una personalità nel mondo della cultura.
In questo caso abbiamo due storie indipendenti che si intrecciano in vari punti, anche se probabilmente la seconda è ancillare alla prima.

Descrizione della situazione di partenza

Secondo Torodov (I formalisti russi. Teoria della letteratura e metodo critico), una storia parte sempre da un equilibrium che viene improvvisamente a rompersi. Per esempio, gli autisti dei mezzi pubblico scioperano a Roma. Qual è il meccanismo che ha rotto l'equilibrio? Il mancato accordo tra azienda e sindacati per il rinnovo del contratto. Se un articolo non si sofferma sulla situazione che precede la rottura dell'equilibrio, il lettore non capirà la storia. Bisogna dunque dure quanto è importante quel contratto, o quanto è sofferta la scelta di negarlo da parte dell'azienda per avere una coloritura drammatica abbastanza accattivante per il lettore.

Prospettiva

La stessa storia può essere raccontata da diversi punti di vista. La storia di uno sciopero dei mezzi pubblici può essere raccontata attraverso gli occhi di un autista, che stenta ad arrivare alla fine del mese e ha due bambini piccoli e una moglie disoccupata. Oppure può essere raccontata attraverso la storia di un pendolare che rimane bloccato lontano da casa si dispera per i disagi che deve affrontare. Oppure ancora la stessa storia può essere raccontata dallo sguardo di un manager d'azienda, combattuto tra la possibilità di mantenere lo status quo, permettendo a molti precari di lavorare con stipendi più bassi, o concedere un aumento che graverà sui bilanci dell'azienda e avrà come conseguenza il licenziamento di numerosi lavoratori.

Quale punto di vista scegliere?

Dipende dalla storia, dal giornale per il quale scrivete, per il tipo di lettore a cui vi rivolgete. Il Sole 24 Ore potrebbe privilegiare l'ultimo punto di vista, mentre il Manifesto sarebbe certamente propenso a raccontare la storia dell'autista che non arriva a fine mese. Una rivista che si occupa di tribuna politica difficilmente sarà interessata a questa storia, a meno che lo sciopero non abbia conseguenze serie per sindaci, assessori, consiglieri...

Svolgimento

La regola del giornalismo anglosassone vuole che l'articolo non trascuri nemmeno una delle 5W (che tradotte in italiano stanno per Chi? Cosa? Dove? Quando? Perché?). La completezza dell'informazione è la condicio sine qua non per poter parlare di notizia. Una storia che trascuri uno dei precedenti punti non fa notizia, almeno secondo i canoni del giornalismo classico. Quando succede, infatti, delle emittenti prestigiose come la Cnn non parlano di notizia ma di “developing story”, ovvero storia in sviluppo.
Quando offrite una storia a un giornale, sappiate che sarà rifiutata se non è completa.
Che vuol dire completa? Semplicissimo: che ha un inizio, uno svolgimento e un epilogo, e che risponde alle cinque W.
La maggior parte delle proposte editoriali viene rifiutata perché gli aspiranti collaboratori propongono al giornale qualcosa del genere:

Egregio direttore,
le scrivo per proporle un articolo sull'Olanda, paese che ho visitato durante le vacanze estive e che mi ha affascinato tantissimo.


A parte il fatto che non si sta contattando la persona giusta (vedi il post su come scrivere una proposta editoriale), cosa vuol dire “un articolo sull'Olanda”? I giornali non sono enciclopedie, che pubblicano informazioni generiche e oggettive su luoghi, cose e persone. I giornali sono raccoglitori di storie, che raccontano cose che accadono a luoghi, cose e persone.
Provate a sfogliare un giornale come i Viaggi di Repubblica. Leggete un articolo a piacere e confrontatelo con la voce pertinente pubblicata su Wikipedia. Quali sono le diffirenze? È possibile rintracciare nell'articolo della rivista un incipit, uno svolgimento e un finale? Vale lo stesso per l'articolo tratto dall'enciclopedia online?
Nel nostro esempio, l'Olanda deve diventare lo sfondo per raccontare una storia che ruota attorno a uno o più temi (accoglienza, libertà, droghe, arte, ingegneria) e che ha almeno un protagonista (viaggiatori in prima persona, politici, artisti, direttori di musei, architetti e ingegneri).

Conclusione

Lasciare il lettore sospeso a metà non è bello. Si presenta una storia, si raccontano i retroscena, i dettagli, si caratterizzano i personaggi... Come chiudere l'articolo?
Diciamo subito che stiamo parlando di tecniche di scrittura acquisite nel tempo con fatica, esperienza e dedizione. Trovare una chiusura ad effetto richiede una notevole dimestichezza e non esistono manuali per imparare quest'arte. Tuttavia, un consiglio è quello di fare riferimento all'inizio. Menzionare un tema, un argomento o un particolare che si trova nelle prime battute da un senso di chiusura e conclusione al lettore, come un cerchio che si chiuda. Anche questa è un tecnica ricorrente nella letteratura: il lettore vuole sapere come va a finire Cosa? L'enigma, il problema il dilemma che si presenta fin dall'inizio).
Anche il lettore di giornali vuole ricevere la stessa gratificazione, e il nostro articolo defe fargli esclamare: “Sembra un film! Sembra un romanzo! Sembra una telenovela!”

Vedi anche:
L'attacco o lead
Le didascalie
I box informativi

Come organizzare un articolo: l'attacco o lead

L'inizio del pezzo, noto anche come “lead”, destinato a un periodico mensile non obbedisce alla regola secondo cui il primo paragrafo deve condensare tutta la storia (la cosiddetta “piramide invertita”, le cose più importanti subito e man mano che si va avanti si aggiungono i dettagli secondari della storia). Il lettore di un mensile, infatti, legge un articolo o un reportage come se fosse un racconto d'avventura, un pezzo letterario. Cosa fareste se, leggendo un racconto del vostro scrittore preferito, vi venisse svelata tutta la trama nelle prime cinque righe? Forse perdereste subito interesse nel racconto e non proseguireste con la lettura.

A differenza del lettore di un quotidiano, che vuole scoprire i dettagli solo alla fine, dopo aver prima compreso la sintesi e il “succo” della storia, chi sfoglia un mensile vuole gustarsi l'attesa che lo separa da un colpo di scena, scoprendo lentamente i dettagli man mano che va avanti con la lettura.
Per questa ragione, è bene cominciare con un dettaglio forte, colorito, deciso, in grado di suscitare l'interesse del lettore e di farlo entrare di prepotenza nel mondo che il nostro pezzo vuole raccontare.
Stai scrivendo un reportage sull'alcolismo in Italia? Non scegliere un attacco freddo e istituzionale, con dati e statistiche alla mano, ma focalizza l'attenzione su qualcosa di emotivo, su un'immagine o su un personaggio che iavevi deciso di inserire nel tuo articolo.

Ecco un esempio di attacco freddo da evitare:
Secondo quanto dichiarato dall'Istat, il numero di persone dipendenti dall'alcol in Italia è salito dal 3% del 2008 al 5,4% del 2009. La cifra è quasi raddoppiata nonostante l'incremento demografico sia stato poco significativo e la popolazione sia incrementata solamente dello 0,87% nel periodo in questione. Il ministro della salute Pinco Pallino si è detto sorpreso e preoccupato: “Si tratta di un campanello d'allarme – ha dichiarato il ministro – che non va sottovalutato. Il governo affronterà presto la qustione e prenderà tutti i provvedimenti del caso.”

Troppi numeri, troppe percentuali relative a cose diverse (alcolismo e incremento della popolazione) e una dichiarazione banale come capita spesso di sentir pronunciare dalla voce di un ministro. Il lettore è già annoiato alla terza riga.

Un incipit ad effetto per un articolo da pubblicarsi su un mensie potrebbe essere questo:
La stanza è in penombra e sul tavolo ci sono un bicchiere opaco e la bottiglia di vino di una marca a buon mercato. Michele R. sta seduto di fronte a me e durante il nostro incontro, durato appena quaranta minuti, si è versato da bere almeno quattro volte. Come altri 3 milioni di italiani, Michele si alcolizza tutti i giorni. Fino all'anno scorso le persone dipendenti dall'alcol erano poco più della metà rispetto a oggi, e il fenomeno sembra destinato a crescere.

Nel secondo esempio il ministro è sparito, perché non aveva nulla di interessante da dire. Di solito i politici si guardano bene dal fare promesse molto dettagliate e si limitano a frasi di circostanza che vanno sempre bene ma sono molto vaghe (e per questo difficili da smentire). Se uno vi dice che farà tutto il possibile, non riportate le sue parole, regalandogli una bella pubblicità immeritata, ma domandate i particolari oggettivi come obiettivi, date, scadenze...

Le didascalie
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lunedì 4 novembre 2013

Giornalista freelance: la proposta editoriale (3/3)

Meglio contattare il caporedattore al telefono o scrivere una lettera? Meglio una lettera o un’e-mail?
Questi sono i primi dubbi che si pone l’aspirante freelance. Data la timidezza iniziale, generalmente si opta per l’ultima soluzione, che poi è quella meno efficace (a meno che non si abbia un’idea esplosiva).
Un’idea timida, infatti, può essere discussa con più efficacia al telefono, perché il quel caso il caporedattore interviene, suggerisce, commenta. E’ inevitabile: al telefono corregge, e possibilmente accetta; lettere e e-mail vengono cestinate con estrema facilità.
Telefonare è dunque la migliore soluzione per rompere il ghiaccio. Ci si può affidare alle e-mail per le comunicazioni successive, quando il nostro nome non sarà più sconosciuto, ma è meglio comunciare sollevando la cornetta.
L’importante è combattere contro la propria timidezza e vincere.
Prima di effettuare la chiamata, facciamo uno script della telefonata. Annotiamo nome e cognome della persona con cui vogliamo parlare (ed eventuali sostituti); definiamo l’argomento che vogliamo proporre; prepariamoci a suggerire l’eventuale sezione del giornale che potrebbe ospitarla (viaggi in moto, gastronomia, spazio donna, benessere, medicina alternativa, economia…); basandoci su articoli simili apparsi nel giornale che stiamo contattando, suggeriamo la lunghezza che potrebbe avere il nostro pezzo
e le foto che possiamo fornire; chiediamo al caporedattore se vuole dare un’occhiata alle foto in bassa risoluzione e chiediamogli la sua e-mail personale; promettiamo di inviare entro qualche giorno un riepilogo della proposta per e-mail; chiediamo quanto possiamo aspettarci (di soldi) per questo lavoro.
Generalmente il caporedattore è una persona cordiale e alla mano, sempre a stretto contatto con la gente. Per sua natura (altrimenti farebbe un altro mstiere) tende a comunicare bene con gli altri e si abbandona facilmente a una chiacchierata distesa con gli sconosciuti, a meno che noon sia in chiusura col giornale e non abbia il tempo di respirare tra una bozza e l’altra che devono andare urgentemente in tipografia.
Evitiamo quindi di chiamare in periodi “caldi”, cioè appena prima dell’uscita del giornale. Le telefonate migliori sono nella settimana successiva, quando troveremo il nostro caporedattore con le antenne protese a catturare nuove idee per i numeri successivi.
Man mano che si diventa più esperti, l’approccio con un nuovo giornale può avvenire anche tramite e-mail, anche se la classica lettera con busta e francobollo indirizzata alla persona giusta (non genericamente “alla redazione del giornale tal dei tali”) aumenta la probabilità di una risposta.
Il fatto è cghe il caporedattore è una persona oberata di lavoro e positivamente pigra, nel senso che sa benissimo quale idea potrebbe andare bene per i suoi lettori ma non ha tanta voglia di proporla lui ai collaboratori. Al contrario, aspetta passivamente che un’ottima idea gli piova dal cielo, limitandosi ad approvarla.
Per queste ragioni, non bisogna dilungarsi con la proposta scritta. Bastano dieci, venti righe per esprimere un’idea perfetta. Evitiamo di inserire il nostro curriculum (il caporedattore valuta idee e non risorse umane, altrimenti sarebbe il capo del personale), evitiamo i complimenti per i contenuti del giornale (le adulazioni sono da pivelli) e passiamo dritti al sodo.
Ecco un esempio di come cominciare la nostra proposta:
Caro Beppe Rossi,
le scrivo per proporle un servizio fotogiornalistico sulla vita notturna dei giovani universitari Oslo. Malgrado le apparenze di una nazione pacifica e rispettosa delle regole, sembra che la trasgressione sia la parola d’ordine del divertimento vissuto tutte le notti da studenti e studentesse norvegesi.
Dopo aver trascorso due mesi nella capitale sandinava per motivi di studio, sono entrato in contatto con gli ambienti più alla moda e le abitudini più stravaganti di questi timidissimi e biondissimi ragazzi, che di giorno frequentano il prestigioso ateneo della loro città con impeccabile attitudine e la sera si trasformano in scanzonati adolescenti, trovando nell’alcool il giusto conforto per la loro connaturata timidezza e dimostrando col sesso il proverbiale grado di libertà ed emancipazione raggiunto dai nordici.

Niente presentazioni, niente curriculum, niente fronzoli inutili. E’ questo ciò che il caporedattore si aspetta da un potenziale collaboratore. Lo stesso vale per lo stile della proposta. Il linguaggio deve essere fresco, snello, accattivante, concepito in uno stile simile a quello che propone la rivista alla quale ci si rivolge. In più deve incuriosire, deve lasciare in sospeso qualcosa, deve raffigurare delle scene non del tutto svelate, in modo tale che il caporedattore sia incentivato a proseguire nella lettura o a fare domande, a contrattare il contenuto del pezzo.
A questo punto, come proseguire con la proposta?
Bisogna indicare le cose importanti: lunghezza, prospettiva, corredo fotografico, tempi di consegna.
Nel mio pezzo pensavo di dare voce a un paio di studenti e studentesse norvegesi in grado di svelare qualche particolare più piccante e inedito delle serate. In più potrei intervistare alcuni italiani che studiano temporaneamente a Oslo, che potrebbero commentare le differenze culturali e gli aspetti legati alla socievolezza.
L’articolo dovrebbe avere una lunghezza di circa 15000 caratteri e potrebbe essere corredato da un buon numero di scatti digitali in alta risoluzione. Nel caso fosse interessato alla mia idea, il pezzo potrebbe essere consegnato entro venti giorni.

A quel punto, se abbiamo scelto il giornale giusto e abbiamo proposto l’argomento giusto… il gioco è fatto. L’importante, però, è non dimenticarsi mai dell’aspetto economico: prima di procedere, senza peli sulla lingua, domandiamo quanto sono disposti a pagare per testo e foto.
Infine, teniamo presente una cosa: qualunque sia la cifra, generalmente possono arrivare al doppio. Contrattare è certamente possibile, ma all’inizio bisogna anche accontentarsi e creare il proprio network di contatti.

Chi è il giornalista freelance? Scoprilo in questo post.
Vuoi sapere dieci regole per diventare freelance? Leggi questo post.