venerdì 28 aprile 2017

World Press Freedom Index 2017: Italia al 52mo posto

Reporters Without Borders è un'organizzazione che monitora la libertà di stampa in tutto il mondo. L'Italia, quest'anno, benché sia risalita di ben venticinque posizioni, si attesta ancora a un livello non completamente libero (52 su 180). Il motivo principale sembra essere la costante minaccia della criminalità organizzata, capace di mettere il bavagli ai cronisti che scrivono e indagano di faccende scomode. A questo, si aggiungono le pesantissime pene (da sei a nove anni di reclusione) per il reato di diffamazione. Una simile pena non è certamente proporzionata al tipo di reato, e funge da deterrente efficace contro chi nottoriamente ha uno stipendio basso (il cronista) e non può permettersi bravi avvocati (ma forse nemmeno pessimi avvocati) quando viene citato in giudizio dagli squali della politica e del potere finanziario.
In questi giorni Enrico Mentana non ha perso l'occasione per ribadire che, a suo avviso, le minacce della criminalità organizzata non dovrebbero fare testo e non dovrebbero essere prese in considerazione per stilare questa classifica. A quanto pare, Mentana concepisce solo le minacce alla stampa eventualmente provenienti dal governo o dalla polizia, ma così rischia di banalizzare il senso della classifica e della metodologia utilizzata. Poter dire che "Renzi o Berlusconi è un incapace o un pericolo per il paese" non è sufficiente per stabilire la libertà di stampa in Italia: troppo sbrigativo e superficiale.