lunedì 4 novembre 2013

Giornalista freelance: chi è e cosa fa (1/3)

Chi è e cosa fa il giornalista freelance? E come lo si diventa?

 Corso online di scrittura giornalitica organizzato dal blog. Iscriviti subito. Solo 5 posti

All’ultima domanda, che è un po’ più complessa, dedicheremo il post successivo. Poi passeremo ad analizzare nel dettaglio la delicatissima fase della proposta editoriale. Per il momento cerchiamo di inquadrare questa professione, e cominciamo a farlo sfatando qualche mito, cioè dicendo prima quello che un giornalista freelance non è.
Un’aura di leggendario romanticismo avvolge questa figura, che viene considerata il simbolo per eccellenza dell’intraprendenza e della libertà professionale. In più, generalmente si ritiene che sia una persona che guadagna bene, che abbia molto tempo libero e che sia eternamente in vacanza per seguire ciò su cui deve scrivere. In effetti questa visione andrebbe corretta, perché il giornalista freelance è a tutti gli effetti un libero professionista che deve fare i conti con rischi economici, pressioni editoriali, andamento del mercato e una spietatissima concorrenza. Non si tratta, dunque, di una professione facile e bella, anche se devo ammettere che finora mi sono pagato tutte le vacanze che ho fatto ricavando i soldi da articoli sui luoghi che ho visitato. Eppure il giornalista freelance non è uno scrittore eternamente in vacanza, né può permettersi lunghe passeggiate quotidiane e intense serate al pub con gli amici in cerca dell’ispirazione, anche se spesso dalle passeggiate solitarie e dalle serate con gli amici vengono fuori le idee migliori e più remunerative.

A questo punto, proviamo a definire chi è il giornalista freelance.

È una persona che, senza essere assunta da un editore (proprietario del giornale) e senza far parte dell’organico fisso di una redazione, si guadagna da vivere proponendo, scrivendo e vendendo i propri articoli a testate diverse.
Non ha pertanto uno stipendio fisso ma guadagna in base al numero di pezzi che riesce a piazzare, alla qualità delle retribuzioni (non tutti i giornali pagano bene allo stesso modo), alla qualità delle idee proposte e ai contatti che riesce a intrattenere con i clienti del suo portafoglio, che sarebbero i vari periodici per cui ha già scritto.
Generalmente intrattiene rapporti con i caporedattori dei giornali (coloro che curano e coordinano le varie sezioni interne) e in alcuni casi perfino col direttore responsabile. Una volta rotto il ghiaccio e trovato l’interlocutore giusto, è più facile farsi ascoltare, proporre nuove idee e lasciarsi incaricare per l’articolo successivo.

Che requisiti deve avere il giornalista freelance?

Certamente deve essere un appassionato di scrittura e deve padroneggiare la lingua in modo da potersi esprimere correttamente ed efficacemente. Deve leggere i giornali, guardare la televisione e interessarsi a quello che accade sia nel proprio paese che all’estero. La conoscenza di una lingua straniera come l’inglese lo aiuta tantissimo, perché la stampa americana generalmente anticipa tutte le notizie e le mode che vengono scimmiottate in Italia dopo qualche giorno o settimana.
Inoltre ha una modesta preparazione sulla legge riguardante la stampa (diritti e doveri, privacy, tutela dei minori) e ha sviluppato un senso critico su ciò che interessa il lettore di una determinata testata.

Bisogna essere iscritti all’ordine dei giornalisti?

La questione è spinosa, soprattutto alla luce di quanto sta accadendo in Italia, con la proposta di referendum per l’abolizione dell’ordine dei giornalisti.
Spesso le redazioni reclamano il famoso tesserino di giornalista, facendolo sembrare un requisito essenziale per essere pubblicati e pagati. In realtà le cose non stanno così, visto che la Costituzione italiana sancisce il diritto di tutti a esprimere il proprio pensiero (anche) attraverso la scrittura. Chiunque può scrivere su un giornale e percepire un pagamento a fronte di questo lavoro di scrittura: l’unica differenza è che gli iscritti all’ordine hanno la possibilità di aprire la partita iva e di fatturare gli introiti come fanno (o dovrebbero fare) i commercianti, mentre il privato cittadino che scrive per un giornale deve essere necessariamente pagato in ritenuta d’acconto. D’altro canto, lo stesso ordine dei giornalisti ammette una simile pratica, perché chiede agli “aspiranti giornalisti” le copie delle ritenute d’acconto prima di iscriverli all’albo professionale.
In ogni caso, essere iscritti all’ordine professionale dei giornalisti non è un requisito fondamentale e chiunque, già a partire da questo momento, può intraprendere la dura carriera di giornalista freelance. Dopotutto, all’estero non si diventa giornalisti con domande e marche da bollo, ma semplicemente per libera scelta personale. Saranno il mercato e i lettori a stabilire se un giornalista ha la stoffa per continuare.

Leggi il post sulle 10 regole per diventare freelance e poi dai un’occhiata a come si scrive una proposta editoriale.

1 commento:

  1. Poiché la proprietà intellettuale è la base necessaria per scrivere e pubblicare un proprio articolo su qualsiasi giornale o rivista senza incorrere in sanzioni penali o civili, non vedo il perché quando si ha qualcosa da dire che riguarda la propria città o il bene comune si sia costretti a scrivere ed indirizzare solamente a Lettere o Segnalazioni del Pubblico come accade su parecchie testate. penso che questo sia il modo usato dall'ordine dei giornalisti o dai pubblicisti per difendersi dall'invasione degli scrittori autonomi o meglio liberi dalle pastoie dei partiti che solitamente finanziano (anche coi soldi del cittadino) varie testate le più conosciute. E' anche un mezzo usato dalla politica per escludere il libero pensiero e per poter condizionare il cervello degli elettori. A quando il referendum che cancelli l'ordine dei giornalisti al quale appartengono ormai la gran parte dei politici che hanno finito il loro mandato. Si tratta sempre del solito favore ottenuto per mezzo degli amici degli amici e certe costose (per la redazione) testate uscite in molteplici copie finiscono irrimediabilmente nel cassonetto della carte straccia senza essere state vendute o lette. Mi auguro che fra i cambiamenti futuri della società odierna ci sia anche il diritto di esprimere la propria opinione con la certezza di non subire alcun filtro da parte di direttori "venduti".

    RispondiElimina